I Micronauti mego, da giocattoli a oggetto di collezione

di | Febbraio 28, 2022

I Micronauti sono fra i giocattoli più rappresentativi degli anni 70 e 80. Prodotti dalla americana Mego Corporation, avevano la caratteristica di essere scomponibili e magnetici. In questo articolo proveremo e esplorare l’incredibile mondo dei Micronauti senza entrare nello specifico dei singoli pezzi (gli approfondimenti li troverete fra le pagine del nostro sito). Prima di procedere all’analisi della linea, ricordiamo che chiunque volesse avere maggiori informazioni su questi robot o li volesse vendere può contattarci alla mail infograffitiblog@gmail.com o telefonicamente.
Micronauti

Le origini dei Micronauti

Takara, Mego Corp (o semplicemente Mego) e GIG: ovvero Giappone, Stati Uniti e Italia. Basterebbe nominare questi tre brand per narrare la storia del giocattolo degli anni ’70 ed ’80. Ma cosa hanno in comune e in che modo hanno collaborato alla realizzazione dei Micronauti?
La serie Micronauts appartiene alla Mego Corporation che tuttavia ne riprende la linea dalla serie Microman della giapponese Takara nel 1976. L’idea di base è quella di lanciare sul mercato dei nuovi personaggi con la particolarità di essere scomponibili ed avere gli arti calamitati, sulla scia dei Microman. Per differenziarsi e migliorarsi però ci voleva un’ispirazione ancor più geniale, quali modelli, quali nuovi eroi inventare? Ci voleva qualcosa ispirata a dei personaggi e a serie già di successo negli anni 70, magari senza dichiararlo apertamente. Occorreva realizzare una linea accattivante che entrasse subito nel cuore dei bambini dell’epoca, che ritrovassero in quelle nuove action figures i loro riferimenti a personaggi già affermati ed apprezzati in TV.

La prima serie dei Micronauti

Nella prima serie, uscita un po’ in sordina nel 1976, i Micronauti si presentavano piccoli, snodati con sembianze umane e con tutta una serie di accessori, mezzi, sarcofagi robotici a corredo. C’erano anche dei playset base: stratastation, microtron, exploration lab ma questa serie è ancora molto legata ai Microman giapponesi. Personaggi come Time Traveler, o Acroyear forse li ricordano più i collezionisti, ma non bastarono a far fare quel salto di qualità che ci si aspettava. Soltanto nel 1978 la Mego Corps. rompe gli schemi definitivamente con la seconda serie, sfornando i “primi” personaggi, gli “storici”, che vengono in mente a tutti voi quando sentite parlare di Micronauti.

I primi personaggi Micronauti della seconda Wave

baron karza e force commander
I personaggi più famosi sono sicuramente due:
Force Commander: di colore bianco, è il buono della storia; alloggio per missile centrale, buchi pettorali e trivelle sono di colore rosso.
Baron Karza di colore nero, il cattivone di turno; alloggio centrale, buchi pettorali e trivelle anche qui di colore rosso.

Caratteristiche principali: 18 cm di altezza, medesima corporatura ed identica in tutto e per tutto al già famoso Jeeg robot Takara del 1976 (sono solo mezzo centimetro più alti del Jeeg Takara).
stessa peculiarità di avere gli arti magnetici e scomponibili, caratterizzati da giunture metalliche calamitate. Il medesimo meccanismo ad innesto magnetico viene adottato anche per l’aggancio e l’utilizzo di armi ed accessori in dotazione ai vari modelli, compresi quelli realizzati in seguito. Unica differenza tra i due personaggi: la testa. Qui l’idea viene addirittura ispirata da Guerre Stellari, serie fantascientifico spaziale già di grandissimo successo alla fine degli anni’80: la testa di Force Commander è quella dei soldati imperiali mentre quella di Baron Karza è palesemente somigliante addirittura al cattivone Dart Fener.
Inoltre c’è da aggiungere la presenza di alcune spade laser già nella prima serie dei Micronauts, quella con i personaggi umanoidi molto simili ai Microman della Takara.
La serie II dei Micronauts ebbe un successo planetario, tanto da fruttare alla Mego un fatturato di trenta milioni di dollari all’anno, nonché altre preziose collaborazioni con altri brand per produrre altro merchandising ispirato alla serie. Tanto per citarne una, la Marvel realizzò una serie a fumetti dedicata al mondo dei Micronauti.

Oberon e Andromeda

i due protagonisti della serie II, cavalcando l’onda del successo, vennero dotati di due valorosi cavalli robotici (esattamente come il Jeeg Takara con il suo Panzeroid):
Oberon: cavallo totalmente bianco proprio come il suo cavaliere.
Andromeda: cavallo nero, come Baron Karza, con alcune parti grigie tra cui corpo e coda.
Gli accessori in dotazione ai due destrieri sono pressoché gli stessi del Panzeroid Takara: missili, sparamissili con meccanismo di sparo, supporti magnetici, ruote e supporti per ruote. E così come già visto nei modelli Takara, anche le configurazioni non cambiano: cavallo in piedi oppure basso in assetto ruotato, eventualmente anche in modalità  “centauro” con il bacino dei robot agganciato magneticamente al corpo del cavallo, al posto della testa di quest’ultimo.

La terza e la quarta serie

Dopo il boom della Mego con Force Commander e Baron Karza, III e IV serie sono uscite nel biennio ’78-’79. Si cercò di cavalcare l’onda dei precedenti modelli di successo, ancora con action figures (non magnetiche), mezzi, basi e play set.
Sulle scatole dei personaggi di queste serie potreste trovare anche i marchi Airfix o GIG.
Due personaggi molto ricercati dai collezionisti, soprattutto il secondo, sono Phobos, gigante malvagio e motorizzato e Nemesis. Entrambi non scomponibili.
Nella quarta serie troviamo anche alcuni Micronauti con marchio GIG (approfondimento nel paragrafo successivo) e si tratta forse dei Micronauti più rari in assoluto.
Questi pezzi sono:
Ampzilla, una sorta di rettile alieno con il suo “pilota” Repto.
Sharkos, un robot che come intuibile dal nome si ispira ad uno squalo.
Lobstros, una specie di granchio / aragosta meccanica (in foto).
lobstros

I micronauti GIG in Italia, la quinta serie

emperor micronauti
In Italia la GIG aveva acquistato i diritti per la distribuzione dei Micronauts nel nostro Paese, come già faceva coi modelli Takara (basti pensare alle famose linee Diaclone e Transformers).
Corredato da accattivanti spot televisivi che ne accompagnavano brillantemente le vendite, il successo da noi è tale che l’azienda nel 1980 si accorda con la Mego per la produzione di alcuni nuovi modelli, sempre ispirati ai primi due della serie, ma solo per l’Italia e alcuni Paesi europei limitrofi:
King Atlas: dal colore prevalentemente rosso tranne che per l’alloggio centrale del missile e i buchi pettorali neri; di color nero anche le trivelle.
Green Baron: di colore verde ad eccezione dell’ alloggio centrale, buchi pettorali e trivelle, di colore nero.
Emperor: l’Imperatore dei Micronauti (in foto), altro cattivo della serie, nonché probabilmente il più particolare e ricercato tra tutti i modelli: braccia e gambe di colore nero, corpo dorato e mantello nero sulla schiena; occhi, bocca e pugni verdi. Aveva in più in dotazione una spada dorata inserita nel pugno destro, arma assolutamente nuova e mancante nei primi modelli della Mego.
Caratteristiche peculiari di questi tre robot, oltre al corpo esteticamente identico a Force Commander e Baron Karza, sono le teste dalle nuove forme. Uguali ma di colore differente in King Atlas e Green Baron, diversa e molto particolare invece in Emperor, realizzata in gomma nera con due scure laterali ad altezza orecchie. Bocca e occhi, come già detto, sono di colore verde.
Anche in questo caso, non potevano mancare tre “cavalcature” per i nostri eroi, ed ecco che vennero subito prodotti:
Lantaurion, rosso come il suo cavaliere, King Atlas.
Pegasus, verde come il suo padrone, Green Baron.
Megas, nero con parti dorate, tra cui corpo e coda, riprendendo esattamente i colori del suo fante, Emperor.
Comparto armi ed accessori identico a quello dei precedenti cavalli robotici già menzionati.
Menzione a parte, perché uscito successivamente in ordine di tempo, merita Red Falcon. Il più bizzarro, colorato e particolare tra tutti i Micronauti, esteticamente diverso da tutti gli altri (mutuato direttamente dal modello Death Cross di fine anni ’70 della Takara e ispirato ad un personaggio della serie tokusatsu Machine Saurer, adattamento televisivo a sua volta del manga omonimo di Go Nagai).

Red Falcon

Red Falcon è il “Principe alato” dei Micronauti, dotato di un comparto armi ed accessori ancora più ricco dei precedenti modelli. Anche lui è scomponibile e calamitato come gli altri. Ha in più le ali (sempre con aggancio calamitato) e numerose parti che lo possono trasformare in un falco robotico, in vari assetti. In questo caso GIG non supportò l’idea di creare un cavallo da abbinare a questo personaggio, probabilmente perché già in grado di formare un ibrido con un altro animale.
Rispetto ai suoi precedenti “colleghi”, anche su territorio italiano il Falcon ebbe minore distribuzione ed un più basso riscontro di utenza. Particolari che poco importano ai collezionisti di oggi, che lo cercano ugualmente per completare le loro collezioni.
Possiamo definire il gruppo composto da King Atlas, Green Baron, Emperor, Red Falcon e relativi cavalli, la V serie dei Micronauti,

Il rilancio dei Micronauti, gli Inter-changeables

A metà degli anni ’80, esattamente nel biennio 85-’86’, la Mego prova a rilanciare in America tutta la linea dei Micronauts cambiandone il nome in Inter-changeables, e nonostante l’idea di non toccarne l’estetica, cambiò anche il nome dei personaggi principali:
Captain Cosmo (il vecchio Force Commander);
Count Magno (il vecchio Baron Karza);
Lord Meto (il vecchio Emperor);
Cosmo Steed (cavallo di Captain Cosmo, il vecchio Oberon);
Magna Steed (cavallo di Count Magno, il vecchio Andromeda);
Metallion (cavallo di Lord Meto, il vecchio Megas).
Molte le differenze invece dal punto di vista costruttivo. Le plastiche utilizzate non erani di livello eccelso e minore era la quantità di metallo. Le tonalità di colori leggermente diverse rispetto ai primi modelli. Al peso risultano essere sensibilmente più leggeri rispetto ai prodotti della linea II, per fare un paragone.
Venne anche prodotta una seconda linea di Inter-changeables con delle varianti estetiche e di colorazione. I colori classici vennero sostituiti con parti argentate e trasparenti, ed in alcuni casi non vi era traccia di metallo nel corpo dei robot. Sebbene ideati dalla Mego, questi modelli riportavano sulla scatola i marchi HourToy e M&D Toys come case di produzione. Questa nuova linea tuttavia, varianti comprese, non ebbe molto successo e in breve fu tolta dal mercato.

I nuovo Micronauti GIG

Negli stessi anni la GIG in Italia tentò la fortuna con la stessa operazione commerciale, ovvero rilanciare i modelli storici cambiando il nome della serie in “I Nuovi Micronauti” lasciandone inalterati i nomi dei personaggi e l’estetica, a differenza di quanto avvenuto in America. La produzione si limitò ai soli sei personaggi principali, ma anche in questo caso basso riscontro di vendite e di utenza.

I Micronauti del 2002 e 2003

All’inizio degli anni 2000, più precisamente nel biennio 2002-2003, la Palisades lanciò sul mercato una nuova linea dei Micronauts, riproponendo i modelli più conosciuti sia con colorazioni classiche che con varianti di plastica trasparente, fino ad alcune versioni a tiratura limitata con plastiche dorate. Apprezzati soprattutto dai fans della serie storica, ottennero un discreto successo commerciale, non paragonabile tuttavia a quello di fine anni ’70 e primi anni ’80.
Per quanto riguarda il valore collezionistico, sicuramente le prime versioni sono le più ricercate, modelli come Force Commander e Baron Karza e i loro cavalli, soprattutto se tenuti bene nelle loro scatole e completi di armi ed accessori. Ancora più rari e preziosi se dotati ancora dei primi missili a punta, prima che fossero sostituiti da quelli a testa gommata.
Anche i modelli prodotti in Italia dalla GIG, vedi Emperor, King Atlas e Green Baron (e cavalli) sono parecchio ricercati ed apprezzati dai collezionisti, così come lo stesso Red Falcon, meno prodotto in commercio e per questo oggi quotato almeno quanto i primi citati. Più i personaggi sono completi (scatola, accessori, armi ecc.) e più alto può essere il loro valore collezionistico.

I Micronauti dimenticati

Giant acroyear
Ci scuserete se non abbiamo approfondito ogni singola wave, ma Il mondo Micronauti non comprende solo i modelli di maggior successo già ampiamente descritti. Negli anni sono stati distribuiti tutta una serie di personaggi, mezzi, veicoli e accessori che fanno da contorno. Non per questo però hanno un valore inferiore! Ad esempio, nelle prime serie di fine anni ’70 ricordiamo gli umanoidi Pharoid, Time Traveler, Acroyear, Lobros, solo per citarne alcuni, aventi come caratteristica di essere action figures non magnetiche e di dimensioni ridotte rispetto ai modelli robotici più famosi.
Vi sono alcuni mezzi (o veicoli) di maggior successo che spiccano su tutti:
il Battle Cruiser (l’incrociatore dei cieli, per la difesa dello spazio aereo da parte dei Micronauti), il Giant Acroyear (grosso robottone guidato da due umanoidi e dalle molteplici trasformazioni). Una menzione per i mezzi a connotazione “animale” che non abbiamo ancora citato: Hornetroid (simile ad un grosso calabrone robotico) e Terraphant.

Micronauti, valutazione e rarità

Anche per la valutazione dei Micronauti non cambia il discorso che facciamo sempre: più i bundle sono completi e più possono valere, tanto le action figures quanto i mezzi e i play set. Non avete idea, se non siete a vostra volta dei collezionisti, quanto impatti la presenza o meno di un missile. Un giocattolo ha valore collezionistico se ben conservato e completo, altrimenti avrà anche i suoi estimatori, ma il target diventa il nostalgico e non il collezionista.
Specificatamente per i Micronauti, i pezzi più rari sono Sharkos, Lobstros e Ampzilla. Le quotazioni di questi robot oscillano molto, a volte su siti come Ebay.it li intravediamo fra gli oggetti in vendita a cifre veramente esagerate. E giustamente restano la fermi per anni. Tuttavia, dando il giusto valore all’oggetto, li venderete senza troppi problemi.
Fra i Micronauti “comuni” invece Green Baron ed Emperor sicuramente hanno valutazioni più alte degli altri (parliamo sempre a parità di completezza). Mediamente, per Micronauti “loose” (cioè senza scatola) e NON completi, come prezzi ci aggiriamo sui 25 euro. Quotazioni che raddoppiano o triplicano se i giocattoli invece sono completi.

Legacy

Per concludere, un accenno al grande merchandising che ha fatto da contorno al mondo dei Micronauti, dagli anni ’70 agli ’80. Oltre a fumetti, puzzle e altro materiale di vario genere, la Mego produsse una linea di supereroi Marvel e DC Comics con le stesse caratteristiche: arti scomponibili a sfere metalliche calamitate (Hulk, Batman, Superman e Spiderman). Fu sempre la GiG ad importarli in Italia, così come sempre la GIG negli stessi anni, e su licenza Takara, ideò una serie fantasy di pochi personaggi:“i Fantanauti” (già nel nome riecheggia il mito dei Micronauti). Totila (il buono) e Wiscid (il cattivo) con i loro due destrieri, un unicorno ed un drago. Caratteristica principale, neanche a dirlo, corpi magnetici e calamitati proprio e sempre come i mitici Micronauti.
In una sola parola, i Micronauti della Mego sono la storia del giocattolo anni ’70-80 e del collezionismo vintage ancora oggi.

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